venerdì 27 giugno 2014

Ho letto qualcosa di interessante – N.3

PATRICK LENCIONI, autore del best seller The Five Dysfunctions of a Team, è un esperto riconosciuto a livello mondiale di Business Management e Team Management.

Il libro di cui parliamo, tradotto in Italiano da Etas  nel 2007, si intitola "La guerra nel team: racconto sulle 5 disfunzioni del lavoro di squadra". Si tratta di un testo divertente e istruttivo che affronta uno dei temi più sentiti in azienda: il funzionamento e malfunzionamento dei gruppi di lavoro. La struttura è quella di un romanzo breve, a cui fa seguito una spiegazione di come mettere in pratica la teoria che emerge dal racconto.
La storia narrata è quella di una brillante manager chiamata a risolvere i problemi di un'impresa che, nonostante i talenti di cui è composto il team dirigenziale, non riesce a diventare un'azienda di successo. Qual è la causa di questa difficoltà? L’autore sostiene che anche le persone più brillanti e talentuose, se incappano in una delle 5 disfunzioni dei gruppi di lavoro, possono risultare poco utili o addirittura dannose per l'organizzazione di cui fanno parte. Le 5 disfunzioni che causano conflitti e incomprensioni, allontanano dagli obiettivi e spesso generano fallimenti, sono:
1.     Assenza di fiducia
2.     Paura del conflitto
3.     Mancata assunzione degli impegni
4.     Fuga dalle responsabilità
5.     Poca attenzione ai risultati

Portare la Mindfulness in azienda consente di lavorare su tutti e 5 questi livelli, a partire dal più importante la FIDUCIA, che è alla base della piramide.

La fiducia di cui parla Lencioni è infatti una “fiducia basata sulla vulnerabilità”, ovvero sulla possibilità di mostrare le proprie aree fragili, ammettere i problemi e chiedere aiuto. Si realizza nel momento in cui ci si focalizza sui risultati e non sulla salvaguardia del proprio ego.

La Mindfulness ci insegna a fare amicizia con le nostre aree di sofferenza, guardandole per quelle che sono, accogliendole senza giudizio e con amore, consapevoli che nasconderle o respingerle non ci aiuterà, ma anzi ci procurerà ulteriore sofferenza, dovuta alla fatica del celare, del mostrarsi diversi da quello che si è, e in sostanza dall’ingannare sé stessi e gli altri.
Quando c’è una vera fiducia – sostiene l’autore - è possibile esprimere la propria vulnerabilità e accogliere quella degli altri membri del team nel lavorare insieme. Ci si sente liberi di esprimere le proprie opinioni apertamente, senza paura di mettersi in discussione o di essere messo in discussione dagli altri. 

La Mindfulness consente di coltivare intenzionalmente degli stati mentali salutari – come la gentilezza, la gioia compartecipe, la compassione e l’equanimità - che ci aiutano a creare fiducia nella relazione con gli altri, partendo da un ascolto profondo ed empatico del nostro interlocutore.
Un leader che voglia quindi aiutare il suo team a costruire una vera base di fiducia, potrà assicurarsi di offrire il terreno affinché la vulnerabilità si possa manifestare, incarnando in prima persona i valori della mindfulness. Questo significa avere il coraggio di dire "non lo so", "mi dispiace", "non sono d'accordo", “ho sbagliato”, "non ho queste competenze", senza sentire sempre la pressione di dover essere “perfetto”, “all’altezza della situazione”, “un fuoriclasse che non sbaglia mai”.
In questo clima di fiducia, le persone si sentiranno libere di contraddire e sfidare le proposte degli altri, senza giudizio e con il massimo rispetto, potranno portare il proprio contributo senza timore di offendere la suscettibilità di qualcuno o subire ritorsioni.

La Mindfulness potenzia la creatività e il problem solving, consentendoci di portare la nostra attenzione pienamente nel presente, lasciando andare i pregiudizi derivanti dal passato e le aspettative basate sul futuro,
Poter avere un tale scambio focalizzato, aperto e libero, genera un impegno condiviso da parte dei membri del team, anche in assenza di accordo, perché le persone sentono che le loro opinioni sono state ascoltate e prese seriamente in considerazione. Di conseguenza, è probabile che alla fine sostengano ciò che è bene per lo scopo collettivo, lasciando in secondo piano obiettivi individuali, o di parte, e impegnandosi nel considerarsi reciprocamente responsabili degli impegni presi.

La Mindfulness stimola  la responsabilità del singolo e dell’impresa favorendo una cultura basata sull’ascolto, sul rispetto e sull’interconnessione tra le persone all’interno dell’azienda e nella comunità a cui l’azienda appartiene e partecipa.


sabato 21 giugno 2014

Ho letto qualcosa di interessante – N.2

CHADE-MENG TAN, ingegnere di Google, ideatore e responsabile del programma Search Inside Yourself, il programma di benessere organizzativo di Google basato sulla Mindfulness, autore del libro Search Inside Yourself. The Unexpected Path to Achieving Success, Happiness (and World Peace), 2012, tradotto in italiano nel 2013 da Corbaccio.

“Il mio cervello da ingegnere mi ha aiutato a tradurre gli insegnamenti delle tradizioni contemplative in un linguaggio che le persone pragmatiche come me possono elaborare”

Meng, nel capitolo “Vantaggi dell’intelligenza emotiva” illustra i motivi per cui un azienda dovrebbe interessarsi all’intelligenza emotiva - competenza potenziata dalla Mindfulness - e identifica 3 principali benefici:
1.      Miglioramento delle performance professionali
2.     Aumento delle abilità di leadership
3.     Creazione delle condizioni per la felicità

Vengono citati alcuni studi scientifici a supporto di queste affermazioni:
1.     MIGLIORAMENTO DELLE PERFORMANCE PROFESSIONALI
Daniel Goleman, “Social Intelligence: the new science of human relationship” (Authors@Google, Mountain View, CA, 3 agosto 2007), http://siybook/v/gtalk_dgoleman.
Lo studio ha elencato, in ordine di importanza, le sei competenze che distinguono i dipendenti con performance migliori nel settore tecnico.
“Ingegneri come me dai quali ci si aspetterebbe delle performance basate sulle sole capacità intellettuali”
a)     Forte spinta al raggiungimento del successo e alto standard di impegno lavorativo
b)    Capacità di influenzare
c)     Pensiero concettuale
d)    Capacità analitica
e)     Capacità di accogliere le sfide
f)      Fiducia in se stessi
Lo stupore di Meng è che 4 competenze su 6 siano di tipo emotivo (a; b; e; f) e solo 2 (c; d) puramente cognitive. L’intelligenza emotiva è dunque correlata al successo non solo nelle professioni commerciali o che prevedono un contatto diretto con i clienti - come è già di per sé intuibile - ma anche a ruoli tecnici e specialistici. E conclude:
“Avere una notevole intelligenza emotiva può aiutare chiunque ad eccellere sul lavoro, anche gli ingegneri”

2.     AUMENTO DELLE ABILITÀ DI LEADERSHIP
Daniel Goleman, “Lavorare con intelligenza emotiva”, capitolo 8 “Le arti dell’influenza” e Appendice 2 “Calcolare le competenze di chi eccelle”
Lo studio evidenzia che la competenza emotiva rappresenta dall’80 al 100% dei fattori essenziali per il successo, in quei leader considerati “straordinariamente capaci”. La tradizionale variabile di riferimento cognitiva, ovvero il QI (Quoziente d’Intelligenza), incide al massimo per il 20%.
Wallace Bachman, “Nice Guys Finish First: a SYMLOG analysis of U.S. Naval Commands, 1988
La ricerca evidenzia che alla maggior parte dei comandanti della Marina Militare Americana considerati carismatici sono riconosciute caratteristiche, correlate all’intelligenza emotiva, quali: positività, estroversione emotiva, cordialità, socievolezza, cooperazione, tendenza a sorridere di frequente, umorismo, comprensione, gentilezza e affidabilità. Conclude Meng:
 “Quando penso ai comandanti militari mi raffiguro personaggi duri come roccia che abbaiano ordini e si aspettano di essere obbediti, mi affascina l’idea che anche nell’ambiente militare la qualità che contraddistingue i migliori comandanti sia l’intelligenza emotiva”

3.     CREAZIONE DELLE CONDIZIONI PER LA FELICITÀ
Richard Davidson e William Irwin, “The Funcional Neuroanatomy of Emotion and Affective Style”, Trends in Cognitive Sciences 3, n.1 (1999)
La metodologia per appurare il grado di felicità di una persona, ci ricorda Meng, consiste nel misurare l’attività cerebrale di una specifica area della corteccia prefrontale sinistra in rapporto alla corteccia prefrontale destra. Più è marcata l’inclinazione verso sinistra maggiori sono le emozioni positive percepite dalla persona, come per es. la gioia, l’energia positiva, l’entusiasmo. Matthieu Ricard, studioso francese con dottorato in genetica molecolare e pluriennale esperienza di meditazione come monaco tibetano, è considerato “l’uomo più felice della terra”. Quando il Dalai Lama decise di sottoporre a studi scientifici la meditazione, invitò i monaci buddisti tibetani a partecipare agli studi occidentali. Ricard rappresentava un soggetto ideale di quegli studi essendo uno scienziato occidentale e contemporaneamente un monaco buddista. Quando venne scannerizzato il suo cervello, la misurazione del livello di felicità schizzò fuori da tutti i parametri, evidenziando che si trattava della persona più felice fino ad allora analizzata dalla scienza. Ricard nel suo libro Happiness: A Guide to Developng Life’s Most Important Skill (2003) - descrive la felicità come “un profondo equilibrio emotivo derivante dall’accurata comprensione di come funziona la mente”. Le abilità che aiutano a coltivare l’intelligenza emotiva – e in particolare l’attenzione e la focalizzazione sul corpo allenate dalla meditazione – contribuiscono dunque a creare un senso di benessere profondo.

martedì 10 giugno 2014

Ho letto qualcosa di interessante – N.1


ELLEN LANGER, professore di Psicologia Harvard University, autrice di numerosi saggi e ricerche sulla Mindfulness
Dall’intervista “Mindfulness in the Age of Complexity” a ELLEN LANGER, pubblicata su HRB Global Edition, marzo 2014
a cura di Valeria Degiovanni

Ellen in questa intervista spiega come la mindfulness sia importante per il management e porta dei dati di ricerca a supporto, in particolare sottolinea che la mindfulness:
·       promuove innovazione (vedi ricerca sui nuovi utilizzi di una colla 3M le cui vendite erano fallite)
·       rende i leader più carismatici (vedi studio sulle venditrici con migliori risultati)
·       libera le relazioni professionali dal giudizio (vedi studio sui tratti che valutiamo positivamente e negativamente di noi stessi)

Ho scelto alcuni passi da commentare con voi:

“Life consists only of moments, nothing more than that. So if you make the moment matter, it all matters”
La Mindfulness  è la capacità di stare nel momento, osservare attivamente, in modo aperto e non giudicante ciò che è nel nostro presente. Ogni singolo momento è importante, è nuovo, è diverso. Ogni esperienza, che ci piaccia o meno, può essere incontrata e accolta. In questo modo, la vita, che è fatta di tanti piccoli attimi sarà vissuta pienamente.

We all seek stability. We want to hold things still, thinking that if we do, we can control them. But since everything is always changing, that doesn’t work. Actually, it causes you to lose control.
Una persona mindful è aperta all’inevitabile cambiamento delle cose, sa sostare nell’incertezza, consapevole dell’ansia che può generare e attenta a non re-agire impulsivamente al proprio bisogno di controllare le situazioni, piuttosto che rispondere saggiamente e creativamente ai problemi.

When you’re mindful, rules, routines, and goals guide you; they don’t govern you.
La mindfulness ci aiuta a dare un senso alle cose che facciamo e alle regole che seguiamo, sia al lavoro che nel privato, per essere pienamente presenti e congruenti con le differenze che ci appartengono, intese come valore imprescindibile di una organizzazione e di un sistema interdipendente in senso lato.

I’ve been studying this for nearly 40 years, and for almost any measure, we find that mindfulness generates a more positive result. That makes sense when you realize it’s a superordinate variable.

La mindfulness porta a migliori risultati, indipendentemente dall’ambito in cui ci muoviamo. E’ una variabile trasversale al tipo di attività che stiamo svolgendo, è una qualità della persona che si esprime attraverso l’attenzione, l’intenzione e l’atteggiamento con cui vive le proprie esperienze. Qualunque cosa facciamo - dal mangiare un panino al parlare con l’Amministratore Delegato, dal suonare uno strumento al vendere un prodotto o servizio, dal fare sport al guidare una riunione, dal discutere con nostro figlio allo scrivere un report – noi possiamo farlo in modo mindful o mindless. La differenza sta nel livello di presenza e consapevolezza che mettiamo su quello che stiamo facendo in quel momento e nel livello di distrazione che invece può arrivare dai pensieri e dalle emozioni. Distrazioni della mente che è ancora attaccata a ciò che è successo poco prima o a ciò che deve fare subito dopo, piuttosto che preoccupata di soddisfare delle aspettative o di evitare il giudizio, o ancora spostata sui tanti pensieri e stati d’animo che riguardano la vita lavorativa, familiare, sentimentale, amicale, ecc. La mindfulness porta a migliorare le prestazioni perché insegna ad accorgerci delle distrazioni, lasciar andare tutto ciò che non è presente e riconoscere i pensieri distraenti come semplici prodotti della nostra mente, aumentando la focalizzazione su quello che stiamo realmente facendo.

giovedì 5 giugno 2014

Mindfulness e Aziende. Intervista a Valeria Degiovanni


La mindfulness è sempre più al centro dell’attenzione delle persone, ma di recente anche molte aziende si sono interessate alla mindfulness e ai benefici che possano derivarne per collaboratori, manager e gruppi di lavoro. Per comprendere meglio di cosa si tratti, abbiamo rivolto qualche domanda alla dottoressa Valeria Degiovanni, psicologa, psicoterapeuta, istruttore senior di protocolli Mindfulness based, con una pluriennale esperienza di consulenza aziendale nell’ambito del benessere organizzativo e dello sviluppo della leadership.

D: Prima domanda: cos’è la mindfulness per lei?
R: Vorrei iniziare condividendo una riflessione: la mindfulness non è qualcosa di nuovo ma parte di ciò che ci rende umani, cioè la capacità di essere presenti alla nostra esperienza nel momento in cui accade. Consapevoli dei pensieri, delle emozioni e delle sensazioni fisiche che si presentano, momento dopo momento. Provando ad accogliere ogni esperienza, qualunque essa sia, senza giudizio e senza preferenze. Si tratta di una modalità per entrare in contatto intimo e profondo con il nostro presente, accorgendoci di tutte le volte che il pensiero ci porta altrove, a rimuginare per es. su un evento passato o a proiettarci nel futuro, sulle cose da fare, creandoci magari ansia e agitazione.
Essere mindful significa restare in contatto con la nostra mente e il nostro corpo qui e ora, accorgendoci di quando il pensiero prende il sopravvento, le emozioni ci assalgono, i dolori ci disturbano. Stare nel presente significa vivere pienamente ogni esperienza, recuperare il piacere di ogni piccolo gesto quotidiano, accogliere anche la sofferenza, senza avversione e senza giudizio. Coltivare questa capacità, allenarla e svilupparla, ci aiuta a stare in pace con noi stessi e a modificare quelle reazioni disfunzionali che ci causano sofferenza e stress. Come dice Jon Kabat Zinn, che ha sviluppato il protocollo di Mindfulness più diffuso e studiato nel mondo (MBSR - Mindfulness Based Stress Reduction):
 “Quando cominci a fare attenzione a quel che succede nella tua mente, scopri che sotto la superficie c’è una grande attività mentale ed emotiva. Questo flusso incessante di pensieri ed emozioni può assorbire una grossa parte della tua energia e può impedirti di vivere anche solo qualche istante di quiete, di pienezza e di gioia”.

D: Come può essere utile la mindfulness alle persone?
 R: I vantaggi che porta sono davvero molti. Saki Santorelli, attuale direttore del Center for Mindfulness, la definisce “una via per accedere alle proprie risorse interiori”. In genere, la si collega a una riduzione dello stress, ma le ricerche ci dicono molto di più, dimostrandone l’efficacia sul fronte psicologico, relazionale e organico.
Sul piano psicologico permette un maggiore accesso alle proprie potenzialità sensoriali, mentali ed emozionali. Aiuta le persone ad adattarsi in situazioni incerte e instabili, sviluppa la responsabilità personale, migliora la capacità di focalizzare l’attenzione, aumentando la concentrazione. Daniel Goleman ha affermato che  “il fattore principale di distrazione non sono infatti le chiacchiere della gente che ci circonda, ma quel chiacchiericcio che avviene all’interno della nostra mente. Per poter raggiungere una perfetta concentrazione è necessario mettere a tacere queste voci interiori”. La mindfulness promuove inoltre un atteggiamento aperto, creativo, non giudicante nei confronti dell’esperienza e si è dimostrata utile nella gestione di molti stati psicopatologici come depressione, ansia, panico, dipendenze, disturbi del sonno, deficit dell’attenzione e iperattività, disturbi del comportamento alimentare.
Sul versante relazionale la mindfulness ha degli effetti altrettanto rilevanti, tra cui lo sviluppo di un atteggiamento imparziale di apertura e ascolto dell’altro, privo di pregiudizio.  Stimola una maggiore attenzione alla qualità della relazione, una migliore modalità di comunicazione e una maggiore sensazione di connessione con l’altro. In più alimenta curiosità, fiducia ed empatia, permette un maggiore equilibrio emozionale nel non lasciarsi trascinare dalle emozioni ma poterle gestire senza mettere in atto strategie disfunzionali. Previene il rimuginio patologico e i comportamenti impulsivi e aggressivi.
Per brevità mi fermo qui, ma mi preme sottolineare anche i benefici sul fronte organico e quindi il miglioramento del funzionamento generale del corpo e della sua capacità di guarigione (dolori cronici, psoriasi, ipertensione arteriosa, …).
La mindfulness è affascinante perché è un concetto che viene dalla cultura orientale, quella che valorizza le piccole cose, la lentezza nel farle, la pienezza nel viverle, ma è anche il protocollo scientifico più studiato dai neuroscienziati di tutto il mondo. La sua incredibile efficacia ha portato a una esplosione di ricerche che ne hanno confermato la  validità, al di là di ogni dubbio.

D: E per l’azienda? Quali possono essere i vantaggi della mindfulness per un’impresa?
R: I vantaggi hanno a che fare con quanto detto prima a proposito dei benefici per la persona, se si considera che un’organizzazione aziendale non può prescindere dal benessere delle persone che vi lavorano e da tutti gli stakeholder, ovvero persone portatrici di interesse (clienti, fornitori, azionisti, …). Ma non solo, la mindfulness può essere considerata un investimento con un sicuro ritorno economico se si considera che:
·      aumenta la capacità di concentrazione e la memoria di lavoro delle persone, riducendo inefficienze dovute a distrazioni e aumentando laproduttività
·      aumenta la capacità di ascolto e di comunicazione, attraverso lo sviluppo dell’intelligenza emotiva e sociale, con evidenti effetti sul clima di lavoro e sullasoddisfazione dei clienti
·      aumenta la capacità di apprendimento riducendo le resistenze alcambiamento
·      aumenta la creatività e il problem solving sviluppando il pensiero laterale e un atteggiamento aperto, intuitivo, privo di pre-giudizio rispetto alle questioni aperte
·      aumenta la capacità decisionale riducendo gli errori determinati dai condizionamenti passati  e dalle aspettative future
·      aumenta la responsabilizzazione sui risultati, potenziando un locus of control interno
·      aumenta la conciliazione vita-lavoro, eliminando i carichi extra dovuti al portare lo stress del lavoro a casa e le fatiche di casa al lavoro
·      riduce il tasso di assenteismo dovuto a malattie, infortuni e burn out, incidendo dunque sulla riduzione dei costi
·      migliora l’immagine dell’azienda, e il suo ruolo nella società in senso lato, incarnando i valori di un’azienda socialmente responsabile
Google, Apple, Nike, McKinsey, Procter & Gamble, Deutsche Bank, Yahoo! sono alcune tra le aziende che hanno capito da tempo questi vantaggi e hanno sottoscritto, con benefici documentati, programmi di sviluppo della leadership e formazione alla mindfulness per i propri dipendenti.

D: A quali aziende in particolare consiglierebbe di introdurre la mindfulness?
R: Se riguardiamo la lunga lista dei vantaggi, mi verrebbe da rispondere: a tutte. Ogni azienda dovrebbe infatti essere interessata al benessere dei propri collaboratori e allo sviluppo di leader consapevoli. La consiglierei sicuramente a tutte quelle società che credono nel valore di una leadership autentica e coerente, oltre che competente e competitiva, e che si rendono conto dei costi nascosti del malessere e dello stress delle persone. Senza dimenticare tutte quelle aziende che sostengono che il loro ruolo nella società non sia solo quello di fare utili, ma quello di fare utili per contribuire al benessere generale della comunità in cui sono inseriti e da cui dipendono strettamente, in un’ottica di responsabilità interconnessa, sistemica e globale.

Info e approfondimenti
VALERIA DEGIOVANNI
mailto:info@mindfulorganization.it